Gli scarti - The waste
- Virginia Barchi
- 23 dic 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Ci sono foto imperfette, foto sfocate, poco nitide, mosse, senza soggetto, senza una forma, senza senso. Ci sono foto che rimangono negli album, perse tra le altre, quelle venute bene o semplicemente accettabili.
Ci sono foto che passano inosservate ogni volta che cerco una foto in una raccolta, passano inosservate per via del fatto che una su dieci è venuta bene e ogni volta vado a ripescare solo quella, ogni volta tralasciando le altre.
Ci sono foto che pur sapendo che sono poco nitide o sfocate, pur sapendo che non vale la pena farle vedere a qualcuno perché non sono belle foto, non elimino; le accantono, archiviandole.
Poi ci sono sere come questa in cui vado a ricercare proprio quelle foto, le riguardo, suscitano emozioni anche quelle, seppure non riescano a trasmettere un’armonia, seppure non si capisca bene quale sia il soggetto, seppure siano foto che potrebbero benissimo essere cestinate.
Poi ci sono sere come questa in cui prendo tutte quelle foto, le raggruppo in una cartella, che intitolo “Foto mal riuscite”, e parlo di queste foto come se fossero le foto più belle che io abbia mai fatto, quando non sono altro che gli errori commessi nel tentativo di scattare le foto decenti che invece pubblico.
Poi ci sono sere come questa in cui mi accorgo che ci sono tanti fotografi di cui seguo i lavori e di cui apprezzo anche le foto venute male, che riescono comunque ad esprimere qualcosa, di cui apprezzo anche le foto le cui pellicole sono rovinate, perché la storia ha fatto il suo corso, e la chimica ci ha messo del suo.
Ci sono foto che riguardo e come le altre, allo stesso identico modo, mi ricordano di eventi passati, mi ricordano di come ho imparato qualcosa di più ogni volta che ho preso in mano la macchina fotografica.
Ci sono foto che riguardo rendendomi conto del fatto che sono quelle le foto grazie alle quali ho capito come funzionava una determinata modalità, come dovevo regolare la luce, come potevo aumentare i contrasti, come si usava il fuoco manuale.
Ci sono foto che sono gli scarti delle mie spedizioni fotografiche, i residui messi in disparte dei miei falliti progetti, ma quelle stesse foto, mi rendo conto ora, sono il processo che mi ha portato a scattare quell’unica foto buona che poi viene pubblicata.


Ci sono foto che pur non avendo un valore in quanto prive di un soggetto o prive di contorni ben delineati, hanno comunque una carica espressiva, talvolta più forte di altre tecnicamente ben fatte. Ci sono foto in cui è chiaro tutto tranne quale fosse il soggetto che avevo intenzione di fotografare, in cui l’esposizione è eccessiva, i colori sbilanciati, ci sono foto che come altre racchiudono attimi di realtà, che poi la realtà è così imperfetta che non vedo perché dovrei racchiuderla in una foto tecnicamente perfetta solo per farla apparire come non è. Ci sono foto che ho scattato andando di fretta, che non ho potuto elaborare bene, che non ho avuto il tempo di riprovare a fare, ci sono foto che non ero semplicemente in grado di scattare, per via delle scarse conoscenze e della mia modesta abilità nel contrastare eccessi fastidiosi per l’elaborazione di una foto perfetta, equilibrata. Ci sono foto che mi fanno pensare che comunque sia, io ci ho provato e che anche se non son venute bene almeno posso riguardarle per capire come correggermi al prossimo scatto, che è il vantaggio che caratterizza la fotografia digitale.

Ci sono foto in cui i riflessi sovrapposti confondono lo spettatore, ma forse è proprio questa confusione, questa sovrapposizione, questo disordine, a suscitare qualcosa che le linee pulite di una fotografia ben fatta non riescono invece ad emanare. In sere come questa, guardando queste foto, mi passa la voglia di tenerle nascoste, smetto di vergognarmi dei miei scatti peggiori e li pubblico, perché nonostante l’imperfezione, anche questi sono momenti di vita vissuta, anche questi sono impressioni di luce, anche questi sono componenti della mia formazione.
"Ritrovo la poesia negli scatti sfocati, dai contrasti mal bilanciati, ritrovo la poesia
come la trovo nei musicisti nei tram d'inverno,
come la trovo nei frutti maturi ormai in terra,
come la trovo nel disordine di una risata tra amici,
come la trovo nelle lenzuola degli amanti,
nell'artista di strada,
nella crostata bruciata,
nello scondizolio di un cane,
nel caffè bruciato la mattina,
negli scarabbocchi fatti sovrappensiero,
nelle note casuali di una mano che si posa su una tastiera,
nei ricordi di una dolce giornata."
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