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Emoamplificatore

  • Immagine del redattore: Virginia Barchi
    Virginia Barchi
  • 30 ago 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Tra le braccia di chi avremo ancora il coraggio di tuffarci senza chiedere il permesso pensando alla fortuna di ciò che ci è concesso, ci prenderemo il tempo per ripristinare le ferite che han quasi smesso di far male. Tra le mani di chi avremo ancora il coraggio di stringere senza lasciare, troveremo un modo per imparare a volare senza freni, senza corde, senza esitazioni, basterà quella stretta a non concenderci la paura di cadere e farsi male. Tra le gambe di chi avremo ancora il coraggio di sorreggere presi dalla foga della forza che sentiremo di avere quando sosteniamo gli altri coi nostri consigli migliori, ci convinceremo di valere come ad una gara gli ori. Tra le labbra di chi abbiamo avuto il coraggio di baciare senza sentirci inopportuni, poco meritevoli di gesti tanto puri, troveremo il sapore di un amore lento che si insinua tra lenzuola che han visto trascorrere il tempo. Tra le rughe d'espressione di chi abbiamo ancora il coraggio di far ridere senza sentirci in colpa per quando non ne saremo più capaci, troveremo il modo di adagiare quell'amore che non sappiam più come regalare, di cui siamo pieni, testimoni sinceri. Tra le lacrime di chi abbiamo avuto il coraggio di accogliere aprendoci senza nemmeno accorgercene, troveremo il modo di alleviare quella gelida voglia di scomparire. Tra le incertezze di chi ha molte pretese troveremo il modo di porgere l'aiuto necessario per spiccare il volo, per vedere il mondo da un'altra prospettiva, per sentire il vuoto della vita e poi sorridere perché non è ancora finita.

Cerchiamo invano nei silenzi perplessi l'immensità dei sogni concessi.

Saper disturbare è un pregio dell'arte.

Con inattesa fugacità quel marmoreo lembo di pelle muterà, lasciando spazio alla consapevolezza che hai di te per crescere, maturando come la convinzione che i tuoi siano petali bellissimi, di un bellissimo fiore.

Rinascere nei musei è tornare all'origine per scoprire ogni dettaglio di noi incorniciato, un percorso nascosto al mondo dentro un grande utero di architettura che ci partorisce al termine della visita, restituendoci nuova vita.

Ci sono stati occhi capaci di placare le mie crisi prima che potessero manifestarsi, occhi capaci di tirar fuori preoccupazioni prima che potessero andare a ledere i miei neuroni, inquinandoli di scariche elettriche che avrebbero di certo causato cortocircuiti. Ci sono stati occhi capaci di infondere certezze consolanti nel caos dei miei pensieri irrazionali, alimentando in me le convinzioni che avevo messo in dubbio.

Ci sono stati occhi capaci di guardarmi con la positività che io non riuscivo a vedere nell'osservarmi, occhi capaci di ascoltarmi senza che io parlassi, occhi in grado di trasmettermi un sorriso senza che io potessi oppormi. Ci sono stati occhi capaci di infondere nell'ipotesi di una mia azione la sicurezza con cui non trovavo il coraggio di arricchirla. Sono cresciuta attraverso le parole non dette degli sguardi di coloro a cui permettevo di leggermi attraverso, nutrendomi delle emozioni che tramite uno sguardo riuscivo a captare.

Traccio le linee dei miei conflitti interiori, ci sporco di inchiostro le pagine che avrei voluto riempire con le parole che non mi hai detto. Volto pagina, rimango assente qui, ma saluto questo letto libera da strati di certe insicurezze, di sicure incertezze.

Inno alle cose che passano inosservate "Possa tu essere la radice di un fiore che non sboccia, l'insenatura di una spiaggia irraggiungibile per via degli scogli. Possa tu essere la scorza di un limone insolitamente dolce, la pelle arrossata sulle guance di un bimbo, i saluti di sfuggita che lasciano sorrisi lasciatisi alle spalle. Possa tu essere la notte prima del compleanno di un bambino, attesa con frenetica insonnia. Possa tu essere rincuorante come la voce di un nonno che non si ha più, che ti è compagna quando cerchi conforto, le passeggiate silenziose con le persone che meglio ti conoscono, o con coloro che sembrano disposte ad imparare a farlo.

Possa tu essere l'ultimo petalo di una margherita dopo m'amanonm'ama, la voglia di un gelato d'inverno, le cose che una donna non toglie mai dalla borsa. Possa tu essere l'ultimo raggio di sole che vedo prima di chiudere gli occhi per proteggerli da una folata di vento, la gentilezza in una porta tenuta aperta da chi entra prima di te. Possa tu essere la mela già sbucciata di un bambino, due tasti pigiati su un pianoforte arrugginito come carezze tra vecchi amanti. Possa tu essere la mano che passa veloce su un vestito sgualcito, un libro lasciato in sospeso per non vederlo finito. Possa tu essere di ogni piccola meraviglia causa scatenante ed amplificatore, per rendere ad altri il dono di poterla apprezzare.

Spenta la luce, quel suo vizio la chiamava. Mi sussurrava di raggiungerla, aprivamo la finestra ed il mare, scuro, si confondeva con il cielo rischiarato solo dalla luna piena. Silenziosa compagnia, fianco contro fianco. Nata io da lei, cresciute insieme poi

indissolubilmente, noi.


 
 
 

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