Cibo come linguaggio universale
- Virginia Barchi
- 21 ago 2018
- Tempo di lettura: 1 min
Ho imparato col tempo a conoscere le persone attraverso il cibo,
a partire dall'osservazione di come lo maneggiano,
passando per il rapporto che hanno con esso,
fino ad arrivare al modo in cui apprezzano il dono che rappresenta evitandone ogni spreco.
Ho imparato negli anni quanto sia importante apprendere
da chi coltiva una terra
il valore di una goccia d'acqua, di un giorno di sole,
la fatica di un raccolto sotto al sole di agosto,
il tempo investito nel rendere la materia prima un prodotto capace di essere conservato a lungo,
per rifornire di gusto il palato di un'intera famiglia anche a distanza di mesi.

Ho imparato col tempo a riconoscere un prodotto buono da uno meno buono,
a dare valore ad un sapore sincero,
provando ogni volta ad esaltarlo nell'accostarlo ad altri,
a mantenerlo il più inalterato possibile.
Ho scoperto col tempo nuovi ingredienti da utilizzare nelle mie ricette,
nonostante sia ancora ignara di molti altri.
Ho imparato a dedicare il giusto tempo alla spesa,
alla scelta del cibo che offro al mio corpo
ed a coloro coi quali ho il piacere di condividere la tavola.

Ho imparato col tempo a conoscere le persone valutando il loro interesse nella conoscenza di cosa componga i cibi che ingeriscono,
di quanto rispetto possano manifestare, in base a ciò,
nei confronti di loro stessi, delle necessità del loro corpo.
Ho imparato col tempo a conoscere le persone attraverso l'osservazione di come vivono il momento del pasto, di come gioiscano nel condividere una pietanza,
per quanto questa possa essere prelibata o semplicemente la loro preferita.





















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