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Parigi - Paris

  • Immagine del redattore: Virginia Barchi
    Virginia Barchi
  • 30 dic 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

Parigi. Una città di cui mi sono innamorata subito, una città così simile alla mia seppur diversa. Una città che mi ha incantata, stregata oserei dire. Una città vissuta tutta a piedi, tranne quando siamo andati in metro nella zona nuova, coi grattacieli. Che non sono pratica col francese e non mi ricordo i nomi delle vie, né tantomeno i nomi dei quartieri. Ma questo non vuol dire che non l’abbia vissuta appieno, che poi era quattro anni fa, figuriamoci se mi ricordo i nomi delle strade.


Ogni giorno, uscendo dall’albergo, andavamo in una direzione diversa. Ogni giorno abbiamo preso l’acqua, cinque giorni piovosi. Infatti andavamo in giro con questi sacchi colorati e sembravamo dei pinguini. Cinque pinguini a Parigi, e un cane. Sarà stato anche per Stella, tant’è che è stato un viaggio fantastico. Sicuramente ci siamo persi qualcosa, dovrei tornarci infatti. Al Louvre ci siamo andati a rate, per via del cane appunto, che mia madre è rimasta fuori e si è svegliata prima la mattina dopo, che noi ancora dormivamo. In quei giorni, per una strana storia con un amico, andavo in giro a fotografare tutto ciò che di leopardato vedevo; ogni tappa nei negozi era una foto a qualche borsa o accessorio leopardato, motivo ricorrente delle foto che vedo, scorrendo l’album intitolato “Parigi 2011”.


Della Torre Eiffel ho quella foto col raggio di sole tra le assi, che mi è venuta storta, e non ci capivo nulla di fotografia, e ora ne so poco di più, però continua ancora a piacermi molto. Dell’albergo rimane l’incontro di mio cugino con l’allenatore della sua squadra del cuore, il Tour de France e il giallo che invadeva la città. Delle strade ricordo l’arte, sui muri e per terra, e quella porta che se potessi riprodurrei; colori brillanti, vivaci. Del cibo ricordo i piatti unici a cena e Paul, col pane al cioccolato e il pane alle olive che prendevamo sempre, che abbiamo portato in valigia e congelato al rientro, per prolungare ancora un po’ il sapore di quel viaggio. Parigi è stata incantevole, ammaliante, un po’ come Roma ma anche molto diversa, un po’ caotica e trafficata, ma anche pulita ed ordinata.



Parigi è stata il pranzo, dopo la visita ad una chiesa, seduti sui gradoni per scendere sul lungo Senna. Della Senna ricordo le persone a prendere il sole e i banchi pieni di libri usati. Della Torre Eiffel ricordo mamma che è rimasta giù, sempre per via di Stella, e noi che siamo saliti a piedi, e mamma che si è comprata una felpa (che le stava enorme) nel frattempo, perché le era venuto freddo. Parigi è stato il primo viaggio in aereo del mio cugino più grande, una riunione di famiglia, Stella avvolta in una felpa quando faceva freddo, che era così piccola che spesso era meglio tenerla in braccio. Parigi è stato sedersi sotto l'Arco di Trionfo in attesa che spiovesse, e una delle poche volte di mia madre al McDonald, che a quei tempi aveva i capelli corti.



Di Parigi ricordo le colazioni che erano sempre buonissime, i piedi stanchi la sera, le cene dietro l’albergo, il bagno della camera che era bellissimo. Le foto di Parigi sono i dettagli di ciò che più mi affascinava, i colori di ciò che mi incantava, sono le volte e i disegni, i ritagli di mondo e le geometrie dei palazzi, l’arte in strada e la calma delle passeggiate, i dettagli delle porte, il signore col berretto che nutriva gli uccellini in piazza, i colori delle vetrate nelle chiese. Quello a Parigi è stato un viaggio importante, in un anno particolare della nostra vita, seguito poi dal viaggio in Andalusia che è stato altrettanto bello. Dovrei tornarci a Parigi, decisamente, perché più ne scrivo e più mi rendo conto di ricordarmene poco, di non ricordarmi le strade, le chiese, di non ricordarmi i nomi, i luoghi, i volti.



"Paris. A city I fell in love with, so similar to mine even if different. A city that enchanted me, a city we lived only by feet, except for that time we went to the skyscrapers and we used the subway. I'm not used to French so I don't remember the names of the streets, also because it was four years ago. Everyday, leaving the hotel, we walked in different directions. Everyday it was rainy so we used to walk around the city wearing this funny colored waterproof coats. We looked like penguins, five penguins and a dog. Maybe it is also because we brought Stella with us, for sure I can say it was a special journey. For sure we missed something, I should come back to visit what we didn't see. From the Eiffel Tower I do remember that my mother couldn't come to the top because of our dog. From the hotel I remember that my cousin met the coach of his favorite team. I do remember the Tour de France, I do remember the street art (on walls and on the floor), I do remember our dinners in the restaurant near the hotel (we were so tired at night we couldn't afford to walk more than we did during the day). I do remember the breakfasts we had, always so tasty, the bathroom in our hotel room, the details, the colors of churches' windows. It has been an important journey I made before travelling through Andalusia, beautiful as well. I should go back in Paris, for sure, because the more I write the more I realize I don't remember enough, I don't remember the streets, names, places, faces."



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