top of page

Botswana pt. 2

  • Immagine del redattore: Virginia Barchi
    Virginia Barchi
  • 13 gen 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Quest’esperienza è stata un viaggio, nel vero senso della parola. È stato un viaggio completo, in cui ci siamo guadagnati la strada, chilometro dopo chilometro, in cui ci siamo guadagnati l’avvistamento di tutti gli animali che c’erano da vedere grazie alla sveglia presto, alla cautela osservata, alla conoscenza di abitudini e segnali. È stato un viaggio in cui abbiamo condiviso esperienze con altri viaggiatori più esperti di noi, in cui abbiamo avuto un contatto diretto con le persone del posto, in cui abbiamo assaggiato prodotti locali (la sera dopo cena, davanti al fuoco, non mancava mai il rooibos). È stato un viaggio completo perché non ci siamo comportati da turisti ma sempre da veri viaggiatori, non abbiamo visitato posti scontati, non abbiamo seguito le regole e gli orari, non abbiamo influenzato il corso degli eventi; siamo arrivati come ospiti nelle riserve rispettando la vita degli animali che le popolano. L’Africa è uno dei continenti che più preferisco, la amo sotto molti punti di vista e l’ho vissuta in modo diverso ad ogni viaggio; a parte il villaggio turistico in Egitto, Zanzibar è stato un modo per avvicinarsi al popolo, le Mauritius un modo più turistico di viverla, ma pur sempre un'avventura, mentre il Botswana è stato completo, totalmente diverso, significativo. Abbiamo attraversato tre stati; siamo atterrati a Johannesburg, partiti da Pretoria, la prima tappa in Botswana era Maun, da lì solo riserve, parchi nazionali, poi le cascate Victoria al confine con lo Zimbabwe.




Il ricordo del viaggio in Botswana è fatto di docce con l’acqua scaldata sul fuoco, di scimmie che rubavano qualunque cosa al campeggio, di scorpioni di cui dovevamo stare attenti l’ultima notte, di piatti pesantissimi che mia madre ha voluto comprare, di pane bruscato sulla brace della sera prima, di tramonti mozzafiato, di iene curiose che si avvicinavano alle tende, che graffiavano le tende quando eravamo a dormire, del ruggito del leone che si sentiva a chilometri di distanza, degli ippopotami che ci puntavano immersi nelle pozze d’acqua, di lavaggi di scarpe nei passaggi al confine tra animali domestici e selvatici, di canzoni di Baglioni cantate la sera intorno al fuoco, la mattina prima di partire, di un dito che scorre sulla mappa per spiegarmi dove siamo, per indicarmi dove siamo diretti, di un conto per vedere quanti chilometri abbiamo percorso, di una birra in una riserva privata con gli ippopotami che si avvicinavano a riva, di uccelli dai mille colori, dello scoiattolo immobile sulla punta di un cactus. Il ricordo del viaggio in Botswana è fatto di bimbi che corrono dietro ad un pallone al tramonto, in mezzo alla sabbia rossa, fuori dal nostro campeggio, di passeggiate dopo il giro in mokoro, imbarcazione tipica del delta dell’Okavango.

"This experience was a journey, literally. It was a complete journey, in which we earned the road, kilometer after kilometer, in which we deserved the view of every animal we saw due to waking up early, the caution we had, the knowledge of habits and signals.

It was a journey in which we shared travel experiences with expert travelers, in which we created a direct contact with locals, in which we tasted local food. It was a complete journey becuase we didn't act like tourists but always like real travelers, we dind't see common places, we didn't followed rules and timetables, we didn't influence the course of events. We arrived like guests in the natural reserves, respecting the life of the animals who live inthere. Africa is my favorite place, I love it for many reasons and every time, for every journey, I lived Africa in a different way.

The memory of the journey in Botswana is made of showers with hot water warmed upon the fire, is made of vervets stealing anything they could in the camp, is made of scorpions of which we had to be careful, is made of toasted bread for breakfast, is made of breathtaking sunsets, is made of hyenas that approached to tents at night, is made of the lion's roar, is made of the hippos who were watching us while eating lunch near a waterhole, is made of a scrolling finger on the map to explain me where we are going to, to show me where we are, to count how many kilometers we drove. The memory of this journey is made of children playing soccer at sunset, is made of walks in the bush, is made of happiness."


Comentários


© Virginia Barchi. Proudly created with Wix.com
 

  • Instagram Basic Black
  • Tumblr nero tondo
bottom of page