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"Ho portato le foto a stampare"

  • Immagine del redattore: Virginia Barchi
    Virginia Barchi
  • 19 gen 2016
  • Tempo di lettura: 5 min

Ho portato le foto a stampare, le stesse foto che erano andate perse nel mio computer, le stesse foto che ho in parte recuperato, le stesse foto che mi ero stancata di vedere unicamente nel formato digitale. Ho portato le foto a stampare, fa quasi strano vedere le foto scattate dal telefono su un formato 10×15. Ho portato le foto a stampare, sono foto di ricordi, momenti di vita, ma anche foto di viaggi, le stesse che sono fiera di pubblicare sul mio sito di fotografia, le stesse foto che mi piace definire "fotografie". Ho portato le foto a stampare ed era un'emozione poterle rivedere già il mattino seguente, sfogliarle a tavola alla vigilia di Natale, raccontarle; ogni foto ha la sua storia, ha il suo aneddoto dietro, un'emozione racchiusa al suo interno.


Ho portato le foto a stampare, sono su carta, le posso sfogliare, le posso toccare, e ammetto che non è stato lo stesso di quello che proverò quando porterò il primo rullino a stampare, quella sarà una vera sorpresa, perché sarà a scatola chiusa, ma anche ritirare queste foto, prima in digitale, è stato molto bello. Ieri sera prima di andare a dormire, ho preso una delle quattro buste in cui mi sono state consegnate, e ho sfogliato le foto al suo interno, in modo completamente casuale. Una folata di ricordi, una vampata di emozioni ad ogni foto; perché così si riesce a dare più valore alle foto, si riconosce il potere che hanno di suscitare in noi i ricordi più disparati. Ho portato le foto a stampare, non tutte le ho scattate io, non tutte sono recenti, molte non lo sono, molte appartengono alla mia infanzia, alcune sono ritratti di allegra quotidianità, altri scatti di scene meno spontanee.

Non racconterò queste foto, non nel dettaglio, ma ho intenzione, una volta stampate le foto del primo rullino, di raccontarle una ad una. Le foto sul rullino sono molto più preziose di quelle che scattiamo in digitale, gli scatti sono molto più elaborati o perlomeno ci si riflette di più, si dà più valore ad uno scatto, perché quell'attimo possa imprimersi e la chimica possa fare il suo corso, affinché quel lavoro di impressione e reazione ne valga davvero la pena. La foto impressa su pellicola, a differenza di quella scattata in digitale, acquisisce subito il valore che le spetta, è più sentita di quanto non lo siano le dieci foto, meno calibrate, più superficialmente considerate e valutate, scattate con una fotocamera digitale, o semplicemente tramite un telefonino. C'è un mio amico che ha ancora uno di quei vecchi Nokia, senza fotocamera.


Una volta mi ha portata a fare una passeggiata, sotto la pioggia, e mi ha chiesto se potevo fotografare per lui una piazza che gli piaceva molto; voleva una foto che potesse ricordargli l'importanza di quel luogo. Ho scattato quelle foto per lui, mentre teneva la sciarpa sollevata per coprire la fotocamera dalla pioggia, gliele ho poi inviate tramite posta elettronica, in modo tale che lui potesse mostrarle ad altri. Un processo così scontato, un'immagine acquisita tramite un telefonino, è diventato più elaborato e meno diretto, e certamente quelle foto sono ora più apprezzate di quanto non lo siano le numerose foto salvate nei nostri telefonini. Basta poco per dare valore, associandogli momenti di vita, emozioni, aneddoti e ricordi, alle foto che ci circondano, che salviamo in cartelle dai nomi improbabili, che selezioniamo con cura tralasciando quelle venute male o semplicemente quelle che si ripetono, in quanto simili, ma che non abbiamo ancora trovato il coraggio di cancellare. Per questo ho iniziato ad apprezzare maggiormente, ora che ne scatto anche io, quelle foto su carta stampata che non siano quelle dei viaggi di quando ero una bambina, quelle di mio nonno da giovane, del matrimonio dei miei genitori, di una chiesa di Venezia, del saggio di pianoforte, dell'estate al mare con i nonni ed i cugini, o con mia madre e mio padre il giorno del mio quinto compleanno.



Ho portato le foto a stampare, voce costante tra le cose da fare da anni nel promemoria e che finalmente ora posso spuntare. Quando ho ritirato le foto ho anche comprato un treppiedi professionale, un piccolo accessorio aggiuntivo alla mia modesta attrezzatura da fotografa amatoriale. Ho portato a stampare le foto e quando le ho ritirate, parcheggiata la macchina, ho acceso la musica, sono rimasta lì con me stessa, ho preso le foto, le ho sfogliate, le ho guardate una ad una, ho apprezzato il loro odore di fresca stampa, la loro superficie liscia e ancora non opacizzata dalle impronte digitali che col tempo vi si poseranno sopra; le mie impronte digitali, le impronte digitali di coloro ai quali avrò il piacere di mostrare una vecchia foto scattata in loro compagnia, una vecchia foto di me da bambina, una foto scattata in viaggio, una foto per me importante.


Una volta un mio amico mi ha chiesto se avessi una foto, una piccola, da regalargli, che lui potesse appendere in camera sua. Non ne avevo una, non ne ho ancora una. Sono sempre stata un po' gelosa delle mie foto, per questo ho esitato a regalarne anche a mia madre; una fotografia come regalo è qualcosa di semplice eppure unico. La mia migliore amica mi ha regalato diverse volte biglietti di auguri contenenti foto che ci ritraevano. Ogni volta, ogni foto era affiancata da una frase che lei aveva deciso di dedicarmi, ispirata alla foto che racchiudeva il bel momento che aveva avuto il piacere di riportarmi alla mente, regalandomela. Regalare una foto però non è una cosa così scontata, come un libro deve essere importante per te ma anche significativa per la persona che la riceve.


Queste due caratteristiche, a mio avviso, non devono però essere considerate separatamente, dovrebbe esserci un filo che unisce il perché dell'importanza di quella foto per il suo autore con il perché dell'importanza di quella foto per chi la riceve. Quel filo è la connessione, intima se possibile, tra due persone, un filo che connette i loro interessi, le loro prospettive, che mantiene in contatto le loro idee di armonia. Le fotografie sono un potente mezzo di comunicazione, un ottimo documento di testimonianza di eventi, guerre, felice spensieratezza, intensa commozione, la magia di un'alba, festeggiamenti, solitaria malinconia, pura vita, celebrazioni, abbracci sinceri, l'emozione di un tramonto, gioia di vivere, rispetto, un'onda sulla sabbia.



Sperando di crescere ancora e di regalare scatti nuovi e meno mossi, inizio il nuovo anno consapevole che l'università mi prenderà tanto di quel tempo da non riuscire a dedicarmi alla fotografia quanto vorrei, ma fiduciosa in un'ulteriore crescita e curiosa come sempre di trovare e documentare ed imprimere su pellicola eventi, scorci, risa, paesaggi e momenti nuovi.


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