Pericolosi ricordi - Dangerous memories
- Virginia Barchi
- 16 mar 2016
- Tempo di lettura: 6 min
I ricordi sono pericolosi. Tremendamente.
Sono come vulcani capaci di starsene in silenzio per secoli, vulcani che si destano dal sonno all'improvviso. Sono come vulcani in grado di risvegliarsi dentro di te quando meno te lo aspetti. Quando lo fanno poi, sono in grado di distruggere tutto in un attimo.
Distruggono quella tranquillità così difficilmente raggiunta. Distruggono il tuo equilibrio interiore, distruggono la tua capacità di relazionarti al presente come facevi prima dell'eruzione. Distruggono una quiete temporanea, riportando a galla emozioni in grado di destabilizzarti.
I ricordi sono come un maremoto che non fai in tempo a percepire. Un maremoto che causa un'onda così potente da radere al suolo quelle rare certezze che hai costruito nel tempo. I ricordi sono aggressivi distruttori del presente, in grado di farci provare emozioni dissolte da tempo.
Sono in grado di suscitare in noi rimorsi, lacrime, rimpianti, rabbia. Rimorso per aver ferito una persona, lacrime per la perdita di qualcuno o di qualcosa, rimpianto per non aver accettato di intraprendere un'esperienza, rabbia per aver perso troppo tempo dietro a qualcosa che non meritava la nostra attenzione.
I ricordi sono come una pioggia improvvisa, ti lasciano spiazzato; anche quando smettono rimangono in noi le tracce del loro passaggio; i capelli bagnati, la testa pesante, le occhiaie, i piedi intorpiditi dal freddo. Rimangono, lasciando nelle ossa quella sensazione di umido disagio.
Disagio per non avere più l'abitudine ad atteggiarci come facevamo un tempo, per le compagnie che non frequentiamo più, per la casa ed il trasloco, per i maglioni comodi troppo vecchi per essere indossati, disagio per non essere più come eravamo allora, anche se abbiamo ancora lo stesso modo di vestire.
I ricordi sono come un tornado che, potente, si fa strada nella nostra memoria, cercando di scovare tutte le emozioni che abbiamo provato, per sollevarle in aria facendole roteare tutte insieme, tutte in cerchio. La sensazione è quella di un grande mal di testa; per la confusione, per lo spaesamento, per l'impotenza che scopriamo di avere di fronte ad una cosa così grande. Una cosa così potente che, seppur nata dentro di noi, non siamo in grado di controllare, non siamo in grado di placare.
Così i ricordi sono fenomeni naturali che si manifestano senza preavviso, senza scadenze, senza appuntamento. Nascono da un odore sentito per strada, da una somiglianza, da un sapore familiare, da un abbraccio ritrovato, da una candela accesa, da una foto stampata. Nascono da una parola per caso, da un gesto incompiuto, da un oggetto ritrovato, dal ripetersi di un evento, da una ricorrenza, dal non saper stare senza.
Così i ricordi sono giganti che soggiornano dentro di noi, dormono per lunghi periodi per destarsi dal sonno stuzzicati da quanto descritto sopra. Nel destarsi muovono oggetti e scuotono sensazioni, fanno confusione e causano in noi tormenti nuovi.
Così i ricordi sono giganti che vivono dentro di noi, sono fatti di cene a casa con gli amici, di giornate al mare, di una birra per strada, di un bicchiere di vino. Sono fatti di coperte in disordine, di un anello al dito, di una cicatrice sulla pelle, di una foto appesa in camera, dei viaggi in macchina e di canzoni urlate al vento.
Ci sono ricordi assenti, ricordi che tornano raramente e poi ricordi che si manifestano assiduamente. Ci sono ricordi silenti, altri che si manifestano come se gli eventi di cui si compongono si stessero verificando di nuovo. Ci sono ricordi che fermentano e portano nuove idee, cambiamenti, ci sono ricordi mai elaborati che si presentano dopo anni ad aprire voragini nel terreno della nostra memoria, feconda alla confusione, suscettibile alla destabilizzazione. Ci sono ricordi che si sono persi col passare degli anni, altri che sono quotidianamente presenti all'appello. Ci sono ricordi che provvedono a portare un dolce sorriso sulle labbra di coloro a cui sovvengono, altri invece provocano notti insonni e crampi allo stomaco. Ci sono ricordi che si dissolvono in un battito di ciglia, altri che persistono e ci perseguitano per intere giornate, per diversi mesi, persino per anni.
Tenersi stretti ai ricordi comporta una serie di inguaribili conseguenze che si attaccano alla pelle e colonizzano, rendendoci incapaci di vivere il presente come dovremmo.
Tenersi stretti ai ricordi ci ancora (nel peggiore dei casi paralizzandoci) al passato, rendendoci incapaci di provare nuove emozioni, sviluppando eccessivamente la nostra capacità di fare confronti, portando l'insoddisfazione che deriva dalla realizzazione del fatto che niente potrà mai essere come era prima; non ci sono emozioni uguali ad altre già vissute.
Non c'è niente di male a vivere con i ricordi, l'importante è imparare a non vivere di ricordi, non nutrirsi solamente di essi. L'importante è fare in modo di collezionarne altri; questo vorrebbe dire vivere, questo vorrebbe dire riuscire ad andare avanti, nonostante tutto.
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Memories are dangerous. Tremendously.
They are like volcanoes capable of staying silent for centuries, that suddenly awake from sleep. They are like volcanoes that can awake inside you when you least expect it. When they do, they can destroy everything in a moment. They destroy the peace so hardly achieved, your inner balance, your ability to relate to anything as you did before the eruption. They destroy a temporary rest, bringing to the surface emotions that can destabilize you.
Memories are like a tsunami so powerful it razes those certainties you have built up over time. Memories are aggressive destroyers of present, they can make us feel emotions long since dissolved. They are able to arouse in us remorse, tears, regrets, anger. Remorse for hurting a person, tears for the loss of someone or something, regret for not agreeing to undertake an experience, anger at having lost too much time behind something that doesn't deserve our attention.
Memories are like a sudden rain; the traces of which remain in us, even when they stop. Wet hair, heavy head, feet numb from the cold. They remain, leaving in our bones that feeling of damp discomfort. Discomfort for the companies we don't have anymore, uncomfortable for not being the people we were.
Memories are like a powerful tornado who makes its way into our memory, trying to flush out all the emotions we felt, to lift them into the air making them rotate all together, all in a circle. So we feel a big headache; for the confusion, for impotence we discover we have in front of such a big thing. Something so powerful that, although born within us, we are not able to control, we are not able to quench.
So memories are natural phenomena that occur without any warning, without deadlines, without an appointment. They born from a smell felt on the street, from a similarity, from a familiar taste, from a renewed embrace, from a burning candle, a printed photograph. They born for a word, from an unfinished gesture, from a found object, by the repetition of an event, a celebration, by not being able to live without them.
So memories are giants who stay within us, they sleep for long periods and in the wake, they move objects and shake feelings, they bring confusion and cause us new torments. So memories are giants that live inside us, are made of home dinners with friends, those days at the beach, a beer drank by the street, a glass of wine. They are made of blankets, a ring on a finger, a scar upon the skin, a photograph hanged in the room, memories are made of the trips in the car and songs shouted to the wind.
There are absent memories, memories that come back rarely and then memories that manifest assiduously. There are silent memories, memories that ferment and bring new ideas, changes. There are memories we never elaborated that arise after years to open chasms in the ground of our memory, susceptible to destabilization. There are memories that have been lost over years, others who are daily present. There are memories that bring a sweet smile on the lips of those who remember, while others cause sleepless nights and stomach cramps. There are memories that disappear in the blink of an eye, others persist and persecute us for days, for months, even years.
Holding on to memories involves a number of incurable consequences that attach to the skin and colonize, making us unable to live the present as we should. Holding on to memories turns us unable to feel new emotions, over-developing our ability to make comparisons, bringing the dissatisfaction that comes from the realization that nothing will ever be as it was before; there are no emotions equal to others already experienced.
There is nothing bad in living with memories, the important thing is to learn not to live of memories, it is important to learn how to live without feeding ouselves only with memories. The important thing is to collect other memories; this would mean living, this would mean being able to move forward, despite everything.
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