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La musica della buonanotte

  • Immagine del redattore: Virginia Barchi
    Virginia Barchi
  • 12 mag 2016
  • Tempo di lettura: 5 min


A Summer Music Festival


Arrivò in piazza a concerto iniziato. Più che un concerto sarebbe stata un'esibizione, come un ritrovo tra amici, ma il numero di persone era già abbondante. Più di quanto sperassero i musicisti stessi. Emergenti cantautori in cerca di un sogno da raccontare, di un'emozione da suscitare. Con le loro canzoni scritte sul retro degli scontrini nei viaggi che insieme avevano vissuto, nelle note di un telefono ormai obsoleto, sul vetro appannato della macchina ferma alla stazione di servizio. Un gruppo come tanti altri, un gruppo di giovani ragazzi alla ricerca di un sogno da inseguire, che si incamminano ancor prima di sapere quale sia, questo sogno da seguire. Un gruppo di giovani come tanti altri, la chitarra che hai imparato a suonare quando eri un lupetto, una voce che hai scoperto di avere allo spettacolo di fine estate, al campo estivo di tanti anni fa, una pianola che ti porti dietro facendo di finta di fare l'amore coi tasti di quel pianoforte che i tuoi ti comprarono quando eri ancora alle elementari (e che purtroppo non puoi portarti dietro). In macchina siete stretti anche per questo. Quella macchina che vi ha portati in giro per l'Italia, a casa di amici, a fare serate per divertimento. Nessun ingaggio, non ancora. Allora siete finiti in piazzetta, in una città che amate tutti da anni, piena di occasioni per i giovani come voi, piena di giovani che probabilmente stasera balleranno fino a consumare le suole e che se ne andranno con qualche ritornello in testa e faranno in modo di trovare qualche canzone delle vostre in rete, perché c'era quella strofa che vale la pena trascriversi, perché è così dannatamente azzeccata. Arrivò in piazza a concerto iniziato. Era in città per puro caso, i suoi amici erano partiti in treno da poco mentre lei sarebbe rimasta per proseguire il suo viaggio l'indomani. Avrebbe raggiunto i suoi in mattinata. Quella città le piaceva tanto da non porsi minimamente il problema di essere sola. Conosceva le infinite possibilità che aveva da offrirle; per questo non si sentiva sola, nonostante lo fosse. L'atmosfera era ancora statica ma già calda, l'atteggiamento positivo dei ragazzi che avevano, su per giù, le sua stessa età, incitava quel trio a sentirsi meno agitato. Ma loro lo erano comunque. Quella era la prima tappa di un tour che si sarebbe svolto in strada, un tour che loro stessi avevano programmato e che non vedevano l'ora di vivere.

Ora che c'erano, l'ansia era palpabile ma la voglia di trasmettere ciò che per mesi avevano costruito, coltivato e migliorato era tanta da far partire subito la musica. Neanche il tempo di una presentazione. Non aveva esitato un attimo, le mani avevano cominciato a battere al ritmo della musica, i piedi le avrebbero seguite di lì a poco. Ad esibizione inoltrata il vino aveva cominciato a girare, tra amici e conoscenti, tra persone appena conosciute ed i componenti del gruppo. Ed era arrivato anche a lei, che aveva iniziato a far oscillare i lembi della sua gonna estiva senza esitare a prendere posto nello spiazzo davanti agli strumenti. Aveva ballato fino a sentirsi sfinita, aveva cantato i ritornelli che era riuscita a memorizzare, perdendo la voce e l'elastico per i capelli. Alessandro aveva perso tutta l'ansia che in lui era cresciuta sin da quando avevano deciso di intraprendere quell'esperienza. Tra una schiarita di voce ed una canzone, aveva assaporato qualche birra amara che gli avevano offerto. Quella ragazza con la gonna ed i capelli corti aveva attirato la sua attenzione quando, a metà concerto, aveva iniziato a coinvolgere tutti coloro che, per timidezza o stanchezza, erano rimasti in terra. Li aveva fatti alzare tutti, e aveva convinto i più a ballare. Niente sarebbe stato meglio di quello che era riuscita a fare, da sola, con la voglia di vivere e divertirsi che aveva dimostrato di avere, come incoraggiamento per la prima di una serie di tappe che li avrebbero visti nelle piazze di diverse città, protagonisti e compagni di musica di una sera. Lucia non aveva orari da rispettare e non aveva ancora iniziato a sentir freddo. Era rimasta fino alla fine, fino a crollare seduta su una delle casse. Con lei pochi altri; conoscenti del trio o ragazzi che volevano conoscerli meglio. Lei era rimasta anche per quello. Lei sarebbe rimasta. Trovò la forza di chiedere se ci fosse qualcosa che potesse fare, come aiutare a smontare le attrezzature. Le rivolsero tutti un sorriso, contenti di ricevere un aiuto. Si presentarono. Si sorrisero. Lei rivolse loro i suoi complimenti, fece qualche domanda, li ringraziò.



Bologna


Soprattutto li ringraziò; per averle fatto passare una serata così indimenticabile, per la potente allegria che erano riusciti a trasmetterle, per la naturalezza che erano riusciti a tirarle fuori senza aver provato un minimo di esitazione. Era chiaro che fosse sola, che non avesse amici da raggiungere né un impegno da rispettare che la costringesse a rientrare. Allora la informarono che sarebbero andati a festeggiare. Alcuni dei nuovi sostenitori del gruppo, rimasti a fare due chiacchiere in piazza, ricevettero l'invito, qualora avessero voluto proseguire la serata. Lucia era senza freni, disinibita. Pur mantenendo la sua dignità e la compostezza che aveva sempre preteso da se stessa, si mostrò energica ed espansiva.

Qualcuno aiutò i ragazzi a caricare gli strumenti in macchina e poi si incamminarono tutti verso un locale poco lontano da lì.


Lucia aveva scattato anche qualche foto ed ora stava di nuovo estraendo la macchina fotografica dalla borsa. Chiese ad un ragazzo se potesse scattarle una foto col gruppo. Un ricordo felice da aggiungere alla collezione di momenti che, in qualche modo, l'avevano resa la persona che era, col suo atteggiamento, le sue conoscenze, le accortezze ed i sentimenti che la caratterizzavano. Una birra le bastò per diventare ancora più disinvolta di quanto non fosse stata tutta la sera. Aveva stretto amicizia con diverse persone mentre ad Alessandro aveva rivolto i suoi sguardi più lucidi. Non avevano ancora avuto modo di parlare in disparte ma quell'attrazione, seppur in modo velato ed intimo, era percepibile. Finirono per parlare di altro, oltre che di musica. Lei si fece conoscere per la fotografa che aspirava a diventare. Con un ragazzo dell'inaspettata compagnia si erano scambiati i contatti reciproci, esaltati dall'idea di una possibile collaborazione.

Alessandro era preso (giustamente) dai festeggiamenti col suo gruppo. Ma non faceva passare troppo tempo tra uno sguardo ed una parola che potesse in qualche modo farlo entrare nelle conversazioni che coinvolgevano Lucia ed un interlocutore che non era lui.

Il gruppo alloggiava in un ostello; di soldi ce ne erano pochi e la maggior parte erano per la benzina. Lucia aveva preso in affitto un appartamento, vista la sua permanenza settimanale in città. L'indomani avrebbe riconsegnato le chiavi per ripartire in treno.

Invitò i ragazzi a stare da lei; di spazio ce n'era, e avrebbe potuto di certo ospitarli più comodamente di quanto non avrebbe fatto un ostello. Ma loro avevano già pagato, ed i bagagli erano abbandonati a loro stessi nella stanza le cui lenzuola odoravano di muffa.

Le chiesero se non le servisse una scorta per rientrare, lei li tranquillizzò, ringraziandoli dell'offerta e della buona compagnia. Si salutarono calorosamente promettendosi di non perdersi di vista.


Lucia era convinta che avrebbero intrapreso un percorso che li avrebbe ripagati del successo che meritavano. Alessandro la strinse forte a sé nel salutarla.


Quell'intimità, a cui erano arrivati tramite gli sguardi che si erano scambiati, non la colse di sorpresa. Ricambiò, stringendo ancora più forte le sue esili braccia attorno a quel corpo che sembrava capace di proteggerla. Le piaceva il suo odore, e questo era già un ottimo primo passo. Si guardarono ancora una volta negli occhi, ringraziandosi vicendevolmente. Si scambiarono i numeri di telefono e poi Alessandro raggiunse i suoi amici, già in macchina pronti per partire.


Lucia fece in tempo ad imprimere sulla pellicola l'ultimo sguardo che lui le rivolse, voltandosi indietro prima di prender posto sul sedile di quella vecchia automobile.


The Tallest Man on Earth

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