Incontri - Vittorio
- Virginia Barchi
- 13 feb 2017
- Tempo di lettura: 2 min
L'emozione di un abbraccio in cui trovi una comprensione unica, l'ammirazione dichiarata di chi ti è stato accanto dall'inizio ma con un atteggiamento sempre diverso, man mano più attento, più vicino, più sentito.
I casi clinici dei bambini che mangiavano starlights e fili d'erba, i tagli e le cadute a farsi male; tranquillizzarli. La sfida della scatola di legno che non si riesce ad aprire davanti al vino la sera. La sera un cerchio ed il tenersi per mano,
Ballare insieme ai bambini quando l'estate decide di regalarti un pomeriggio di pioggia.
Cercare di conoscersi pur conoscendosi già.
Prendere la garza che mi ero scordata una volta uscita con tutto il resto, necessario a disinfettare il taglio autoinflittomi in cucina. Fare le cose in silenzio e non dirsi niente che tanto ci capiamo.

Lavorare insieme, collaborare alla costruzione di qualcosa di davvero valido, basato su valori che spesso rischiamo di non trovare in ambienti diversi da quello grazie al quale ci siamo incontrati.
Le canzoni della buonanotte, le domande stupide per capire se sto facendo bene, le indicazioni per farlo meglio. Un piccolo ritaglio di tempo di ritorno dalla spesa a consolarsi per la demoralizzazione che sovviene in percorsi come quello che entrambi abbiamo intrapreso, altro punto di incontro tra noi.
La comprensione ed il sostegno, i mattoni che pian piano metteremo in fila uno sopra l'altro.
Far riposare i piedi a fine giornata, mi fermo un attimo che poi devo andare in verifica; mi fermo giusto il tempo di scrivere una cosa. Scriverla qui accanto mi dà uno stimolo in più per renderla ancora più sentita, ancora più impregnata di emozione.
Incontrarsi solo per studiare, che per altro non abbiamo tempo.
Trovarne per un dopo cena al sapore di praline al cioccolato in cui ipotizziamo viaggi per quando avremo il tempo di respirare.
Conversazioni fugaci negli intervalli dei nostri incontri programmati;
quelli che meno apprezziamo, quelli che più vorremmo sfruttare.
Litigare per finta per un lancio, sforzarsi per far entrare gli zaini in macchina e poi la musica al ritorno, e dimmi qualcosa che altrimenti mi addormento mentre guido.
Grazie.
Le parole perfette per un'accoglienza, la comprensione.
L'emozione condivisa di un giorno che è partenza ed inizio, la commozione in una canzone, un abbraccio ricco di conforto e carico di comprensione.
Al momento giusto. Con la giusta intensità.
Così da non crollare al pensiero di questa nuova sfida, così da sentire il fremito dell'emozione che mi ha travolta in un giorno così importante.
Così da potersi dire "io ci sono" anche senza parlare.
n.b. il tuo volto per intero l'ho fissato su pellicola due volte ma quel rullino è ancora intrappolato nell'Olympus. Quando la chimica avrà agito a dovere troveremo una scusa per un nuovo incontro, per poterci ritrovare in un ricordo trascorso insieme.
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