Inganni innocenti
- Virginia Barchi
- 24 ago 2017
- Tempo di lettura: 1 min
Non dirò che aveva labbra morbide come petali di un fiore, non dirò che le sue parole avevano il profumo che lasciano i fiori quando li schiacci un poco con le dita. Quando conversavamo ci lanciavamo spine di critiche, terra di disaccordo. Eppure, sapevamo proteggerci costruendo una robusta corteccia l'una intorno all'altra, coltivavamo la nostra amicizia rafforzando le nostre radici per renderci meno instabili; crescevamo insieme come piante che si piegano al vento senza lasciarsi sradicare.

Lei non sapeva di quanto furtivamente la ingannassi quando le puntavo l'obiettivo contro ed aspettavo. Ed in quel tempo lei cambiava espressione continuamente, sperando potessi trasformare in pixels quei suoi lineamenti posati. Lei non sapeva quanto la ingannassi quando scattavo quando meno avrebbe voluto, quando rideva ad una mia battuta e non al vuoto che le si ergeva davanti mentre guardava il panorama. Lei non sapeva quanto la ingannassi ma son sicura che sarebbe stata pronta a perdonarmi ogni qual volta avesse visto come la vedevo io, e non come avrebbe voluto che gli altri la vedessero.
Aspettavo in silenzio, la pizzicavo nei tempi stabiliti dal patto unidirezionale che avevamo stretto, quando avevo deciso che certe cose era meglio non se le dicesse. Non imparava, era uno stimolo che col tempo avrebbe accettato, modificando il tuo atteggiamento una volta recepito; come le scimmie in laboratorio che imparano a premere il bottone corretto. Non imparava, ma per amor suo avrebbe dovuto. Non imparava, ma per il mio amore per lei avrei tanto voluto lo facesse.
ad Allegra
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