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Una di quelle cose di cui non parli mai

  • Immagine del redattore: Virginia Barchi
    Virginia Barchi
  • 1 mar 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Vorrei essere una di quelle cose che si dissipano parlandone per quanto sottovoce tu possa sussurrarle,

per quanto piano tra i palmi delle tue mani incuneate

tu possa indirizzarle solo verso l'orecchio dell'unica persona che vorresti

recepisse quelle parole dette piano per non disturbare.


Vorrei essere le cose che non dici neanche a te stesso,

che ti precludi pensando di non meritare neanche un briciolo

di ciò che ti dono, così fiera di poter amare tanto intensamente

da non doverci neanche pensare.


Vorrei essere le cose che non dici neanche a te stesso,

che sono segreti di cui è proibito ogni accesso.

Una di quelle cose, tra tante altre, di cui non parli mai.

Vorrei essere il volume che abbassi quando sai che non è quella

la canzone giusta in quel momento, quando ti sembra troppo bella

e che non rispecchi il tuo umore, né alcun tuo sentimento.


Vorrei che le attese ai semafori fossero interminabili,

vorrei incontrarne tutti rossi nella strada di ritorno

per casa tua, per prolungare ogni istante di silente compagnia.

Vorrei rompessi quel silenzio con quella voce che è sufficiente

a trascinare via i miei pensieri con la stessa rapidità

con cui un soffio porta via la luce di una candela.

Tu al contrario mi risollevi da quel buio in cui sono capace di

sprofondare quando mi distraggo dai miei obiettivi.


Vorrei portanti in un posto nuovo, che ti piaccia ma a sorpresa,

per poterti dimostrare quanto sia difficile cambiare e al contempo

quanto valga la pena di tentare, di spingersi oltre i nostri limiti, pian piano.

Vorrei poterti dimostrare, o farti provare senza dirti nulla,

la sensazione che deriva dal riuscire a superarli ed il conforto che ci concede

la compagnia di coloro dai quali ci lasciamo accompagnare,


per rendere un po' meno amara questa vita ingiusta e complicata,

per rendere un po' meno aspro il suono dei miei singhiozzi

soffocati da un cuscino ormai troppo bagnato

da quelle lacrime che han saputo dare sfogo

ai miei grovigli di false convinzioni e negative considerazioni di sé.


Vorrei essere il disappunto scomparso dal tuo sguardo

che rivela il tuo scontento nell'aver scelto un'amicizia che non

ti dimostra di valere quanto spereresti.

Vorrei essere il disappunto mai pervenuto con le rughe d'espressione

ormai inconfondibili che compaiono sul tuo viso a me così caro.


Vorrei essere la canzone che non inserisci in alcuna playlist per

evitare di ascoltarla così tante volte da finire per odiarla.

Vorrei essere i concerti a cui vai entusiasta

dell'onda di emozioni che ti travolgeranno quando

con la maglietta aderente al corpo solleverai ancora

in alto le mani per mostrare al mondo che ci sei,

ci sei dentro con tutte le scarpe,

quelle scarpe ormai infangate di terra bagnata da un passeggero acquazzone estivo.


Vorrei essere i ricordi più cari che hai, le litigate che più rimpiangi,

i fraintendimenti di cui più ti penti, le parole sbagliate che più vorresti cancellare.


Vorrei essere le carezze che mi avresti dato fossi stato un po' meno

schivo quando il mio girare la chiave nella serratura scandiva il tempo,

delineando il momento in cui avremmo dovuto salutarci

più amorevolmente di quanto non abbiamo poi fatto davvero.


Avrei voluto essere molto più di quanto non sia stata, avrei voluto essere migliore.

Avrei voluto riuscire a capire prima le tue necessità rispettando i tuoi spazi,

avrei voluto saper gestire meglio situazioni che solo col tempo ho iniziato a capire.


Avrei voluto non darti quando non chiedevi, avrei voluto saperti ascoltare

anche quando non avresti detto nulla

per sfogarti.

Avrei voluto tante cose, ora rimane solo il mio volerti.


 
 
 

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